La Magnetometria è un metodo d'indagine del sottosuolo che misura le anomalie del campo magnetico terrestre originate da strutture sotterranee.
Le anomalie osservabili durante una prospezione magnetometrica sono dovute a variazioni della suscettività magnetica delle strutture interrate rispetto al terreno circostante; il contrasto di suscettività è tanto più forte quanto più è elevato il contenuto di minerali ferromagnetici nelle strutture.
Il comportamento magnetico dei materiali cioè la capacità di magnetizzarsi in presenza di un campo magnetico esterno, dipende dalla qualità, dal tipo e dalla distribuzione dei minerali contenuti. Sulla base della loro suscettività magnetica vengono divisi in diamagnetici, paramagnetici e ferromagnetici.
Le rocce sedimentarie hanno suscettività magnetica trascurabile e aumenta al crescere del contenuto di ferro nelle rocce metamorfiche e ignee.
Nella ricerca petrolifera, la magnetometria viene utilizzata come indagine preliminare per rilevare la profondità e l'estensione del basamento di un bacino sedimentario in modo tale da capire se sia compatibile con l’eventuale formazione di petrolio.
Esistono due tipi principali di magnetometri: il magnetometro a protoni e il magnetometro fluxgate. Nel magnetometro a protoni viene generato un campo magnetico attorno ad un fluido particolare che provoca l’orientamento dei suoi protoni. Nel momento in cui il campo magnetico viene annullato i protoni si allineano lungo la direzione del campo totale. Questo movimento genera una frequenza che è proporzionale all’intensità del campo permettendo di misurare il campo magnetico locale.
Nel magnetometro fluxgate vi è un nucleo ferromagnetico che subisce variazioni a saturazione di magnetizzazione con l’ambiente circostante. Queste variazioni sono proporzionali all’intensità del campo e vengono amplificate e registrate elettronicamente.